Pubblicato il: 25/05/2023
Ultimamente si sente molto parlare della nuova direttiva europea sulle case green, il cui obiettivo è quello di migliorare l’efficienza energetica degli edifici situati sui territori degli Stati membri. In questo post vedremo cosa prevede a grandi linee la direttiva e quali sono le possibili conseguenze per quei proprietari la cui casa non soddisfa i nuovi criteri previsti.
Il problema è infatti proprio questo: gli immobili che non soddisfano i parametri fissati dalla nuova direttiva dovranno essere oggetto di un intervento di ristrutturazione, che in alcuni casi potrebbe rivelarsi di natura importante. I proprietari che non si adegueranno, vuoi anche semplicemente perché non dispongono dei mezzi finanziari necessari, rischiano di andare incontro a una svalutazione significativa della loro casa.
Quanto può costare ristrutturare una casa in ottica green? Esiste un altro modo per togliersi di impaccio e contenere i rischi di svalutazione? Nell’articolo di oggi cercheremo di rispondere anche a queste domande.
Prima di entrare nel vivo della questione, vediamo innanzitutto cosa prevede la nuova direttiva europea sulle case green. Nella sua versione attuale – che non è ancora quella definitiva in quanto il testo è attualmente al vaglio del Consiglio – questa contiene in sostanza i seguenti provvedimenti:
· Gli edifici di nuova costruzione dovranno essere portati a zero emissioni entro il 2028.
· Gli edifici residenziali dovranno rientrare nella classe energetica E entro il 2030 e nella classe D entro il 2033.
· Gli immobili non residenziali dovranno rientrare nella classe energetica E entro il 2027 e nella classe D entro il 2030.
In linea di principio, questi sono i requisiti corredati dalle tempistiche entro le quali dovranno essere soddisfatti. Sono però previste delle eccezioni, che riguardano in particolare le case secondarie, gli edifici storici e di culto, come pure le case singole che hanno una superficie inferiore ai 50 metri quadrati.
Come probabilmente avrai già intuito, una ristrutturazione in ottica green comprende tutti quegli interventi volti a migliorare la prestazione energetica degli edifici in questione, riducendo emissioni e consumo di energia.
Il grado di efficienza energetica di un edificio viene determinato prendendo come riferimento delle specifiche classi su una scala che va dalla classe A4 (la più efficiente) alla G (la meno efficiente).
Come abbiamo visto nel paragrafo precedente, la direttiva europea prevede il raggiungimento della classe energetica D entro il 2033 per tutti gli immobili residenziali. Secondo quanto riportato da un articolo recentemente apparso sul Corriere della Sera, all’incirca i tre quarti degli immobili residenziali situati sul territorio italiano si situano attualmente in una classe inferiore. Un dato che già di per sé contribuisce molto a darci un’idea di quanto potrebbe rivelarsi problematica l’adozione della nuova direttiva per i proprietari di immobili.
Se sei proprietario di un immobile che rientra in una classe energetica inferiore alla D, è molto probabile che a questo punto ti stia chiedendo quanto potrebbe costare l’adeguamento alla nuova direttiva europea.
Come potrai immaginare, non esiste un’unica risposta a questa domanda: tutto dipende dallo stato in cui attualmente si trova il tuo immobile e dagli interventi che sarà necessario effettuare. Giusto per darti un’idea, alcuni degli interventi che vengono più spesso effettuati in un’ottica di efficientamento energetico consistono nella sostituzione della caldaia e degli infissi, nell’installazione dei pannelli solari e nel rivestimento con un cappotto termico.
Secondo uno studio del Codacons, ripreso tra l’altro da un articolo recentemente pubblicato sul quotidiano La Stampa, per l’Italia si parla di una spesa che si aggirerebbe in media tra i 35mila e i 60mila euro ad abitazione.
Sempre secondo il Codacons, gli immobili che non verranno adeguati a quanto previsto dalla direttiva rischiano di svalutarsi fino al 40%. Una perdita di valore molto significativa, che andrebbe a netto svantaggio dei proprietari interessati.
Ci sembra comunque opportuno ricordare che la versione definitiva della direttiva deve ancora vedere la luce e che è senz’altro possibile che vengano introdotte delle modifiche e ulteriori eccezioni rispetto a quanto previsto dalla versione attuale. Inoltre, non è ancora chiaro se verranno messi a disposizione degli incentivi finanziari per quei proprietari di immobili che dovranno ristrutturare la loro casa per soddisfare i nuovi requisiti.
Considerato quanto ci siamo appena detti, cosa puoi fare se la tua casa non soddisfa i criteri della direttiva e, per una ragione o per l’altra, la via della ristrutturazione non è per te praticabile? Esiste un’alternativa per contenere il rischio di svalutazione?
Forse tu stesso hai già preso in considerazione l’idea di mettere in vendita la tua casa prima che il rischio di svalutazione cominci seriamente a concretizzarsi. Considera però che vendere una casa nel mercato libero richiede mediamente dagli otto ai dieci mesi, senza contare che molte case restano invendute per molto più tempo, a volte anche per qualche anno. Alla luce di queste tempistiche indicative, il rischio è che l’effetto svalutazione potrebbe cominciare a farsi sentire mentre la tua casa è ancora in vendita.
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