Pubblicato il: 13/12/2024
Il Ministero dell'Interno ha recentemente preso una posizione chiara sulla questione del check-in automatico nelle strutture per affitti brevi, introducendo nuove disposizioni con una circolare firmata dal capo della polizia e indirizzata a tutte le Prefetture. Secondo quanto stabilito dal Viminale, strumenti come keybox e pulsantiere, sempre più utilizzati per consentire il check-in a distanza, sono considerati illegali. Il motivo? La modalità di identificazione da remoto non soddisfa i requisiti di legge, che impongono la verifica dell’identità degli ospiti tramite carta d'identità, presentata fisicamente al gestore.
Con questa misura, il Ministero dell’Interno vuole mettere un freno al check-in a distanza, obbligando la verifica in presenza per garantire la sicurezza. La circolare n. 38138/2024, datata 18 novembre, ha una valenza immediata e riguarda tutte le strutture ricettive, con un impatto particolare sugli affitti brevi, facendo così finire l’uso delle tanto dibattute keybox.
L’obiettivo è rafforzare la sicurezza nelle strutture ricettive e nelle locazioni turistiche. Questo intervento arriva dopo le dichiarazioni della Ministra del Turismo, Daniela Santanchè, durante l’apertura del G7 sul turismo a Firenze, dove ha sollevato la questione dell’assenza di un controllo efficace sull’identità degli ospiti. Le cassette portachiavi per il self check-in, infatti, non garantiscono la trasparenza e la sicurezza necessarie, un tema ormai al centro del dibattito pubblico.
Il Ministero dell'Interno ha emesso una circolare per rispondere all’aumento delle locazioni brevi in tutto il Paese, fenomeno in crescita anche in vista degli eventi legati al Giubileo, che porterà tra i 30 e i 35 milioni di turisti in Italia. L’obiettivo è adottare misure stringenti per prevenire rischi per l'ordine e la sicurezza pubblica, in particolare per contrastare il rischio di alloggiare persone legate a organizzazioni criminali o terroristiche, sfruttando la gestione automatizzata del check-in.
Il Viminale sottolinea che, con la gestione automatica del check-in, senza un’identificazione fisica degli ospiti, vi è il pericolo che, dopo l’invio dei documenti online, possano accedere alla struttura individui le cui generalità rimangono sconosciute alle autorità. Questo scenario, secondo il Ministero, potrebbe compromettere la sicurezza collettiva.
L’articolo 109 del TULPS stabilisce chiaramente l’obbligo di identificare gli ospiti di persona, verificando la corrispondenza dei documenti con l’identità dell’utente. Le pratiche digitali, come l'invio dei documenti tramite app o l’accesso tramite codici, non offrono la stessa garanzia di verifica diretta.
La circolare evidenzia il rischio che l'assenza di controllo visivo possa favorire l’ingresso di individui pericolosi nelle strutture ricettive e locazioni brevi. Il Ministero ribadisce che l’obbligo di identificazione personale non è una misura superflua, ma una necessità per la sicurezza pubblica, come confermato anche dalla Corte Costituzionale. In sintesi, il riconoscimento diretto dell’ospite è un elemento essenziale per il controllo del territorio e deve essere effettuato senza eccezioni, neppure per facilitare la gestione operativa delle strutture.
Il Ministro del Turismo, Daniela Santanchè, ha espresso soddisfazione per l’adozione della nuova circolare del Ministero dell’Interno, dichiarando: "Apprezzo molto l'iniziativa del Viminale e sottolineo la stretta collaborazione con il ministro Piantedosi. Questa nuova misura è fondamentale per prevenire rischi e garantire un'esperienza turistica sicura e positiva, sia per i visitatori che per gli operatori del settore."
Se da un lato il self check-in semplifica la gestione delle operazioni e offre maggiore autonomia agli ospiti, dall’altro lato riduce il contatto diretto tra gestore e cliente, un aspetto cruciale per garantire la corretta identificazione dell'ospite. In alcuni casi, l’assenza di verifica fisica potrebbe consentire soggiorni sotto falsa identità, con rischi significativi per la sicurezza.
Le key box, strumenti ormai molto diffusi, permettono l’accesso autonomo agli alloggi, ma non offrono alcuna garanzia sull’identità effettiva dell’utilizzatore del codice. La loro legittimità futura dipenderà dalla cooperazione tra amministrazioni locali e autorità competenti in materia di sicurezza.
Questa misura avrà un impatto significativo anche sulle piattaforme online. I proprietari delle strutture saranno obbligati a effettuare il check-in in presenza, con un conseguente aumento dei costi e della complessità gestionale. Gli host professionisti potrebbero trovarsi penalizzati, mentre gli ospiti dovranno fare i conti con un’esperienza meno flessibile, riducendo così l’attrattiva degli affitti brevi.
Se da un lato il divieto è visto come un passo necessario per tutelare la sicurezza pubblica, dall'altro le associazioni di categoria temono che possa rappresentare un ostacolo per il settore e per la sharing economy, con potenziali effetti negativi sul turismo in Italia.
Sorge spontanea una domanda: tutto ciò risulta quindi una regolamentazione necessaria o un ostacolo per il turismo italiano? Vedremo nei prossimi mesi come evolverà la situazione per gestori e ospiti, e vi terremo aggiornati.
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