Caparra o acconto: quale conviene al venditore?

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In caso di vendita di un immobile, conviene chiedere una caparra o un acconto? Che differenza c'è?

Pubblicato il: 28/06/2022

Hai una casa in vendita o che vorresti mettere in vendita? Una volta trovato un acquirente, qual è il miglior modo per gestire caparra o acconto? Che differenza c’è tra i due? 
Cerchiamo ora di rispondere a questi dubbi su caparra e acconto.

Che differenza c’è tra acconto e caparra?

Sia acconto che caparra costituiscono un versamento di denaro per “fermare” un immobile. Normalmente vengono trasferiti in sede di contratto preliminare o compromesso.

L’acconto viene versato al venditore come prova del reale interesse ad acquistare: se per qualche motivo l’acquisto non va a buon fine, viene semplicemente restituito.

La caparra invece vincola entrambe le parti alla compravendita. In particolare, la caparra può essere confirmatoria o penitenziale. 
La caparra confirmatoria, disciplinata dall’articolo 1385 c.c. prevede che nel caso in cui l’acquisto non venga perfezionato per motivi che dipendono dall’acquirente, il venditore ha diritto di trattenere la somma versata. Qualora invece i motivi del mancato acquisto dipendano dal venditore, allora l’ acquirente, riceve una somma pari al doppio della caparra versata. 
Se la caparra è penitenziale è disciplinata dall’articolo 1386 del codice civile e costituisce una sorta risarcimento concordato tra le parti, in caso di inadempienza.

A quanto ammonta l’acconto o caparra?

In genere, si pattuiscono acconti e caparre che ammontano a una cifra compresa tra il 10 e il 20% del valore dell’acquisto. 

Quando chiedere acconto o caparra?

Non è obbligatorio richiedere acconto o caparra in caso di vendita immobiliare: si tratta di un accordo tra le parti. Tuttavia, un accordo che non li prevede è più debole per entrambe le parti.
È particolarmente consigliabile chiedere un acconto quando, ad esempio, tra la manifestazione di interesse e la compravendita sono previsti tempi lunghi o incerti.

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