Affitto non pagato? Rischi, conseguenze legali e soluzioni

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Guida completa per proprietari e inquilini.

Pubblicato il: 28/03/2025

Quando si firma un contratto di locazione, il pagamento puntuale dell'affitto diventa un obbligo fondamentale per l'inquilino. Questo dovere è regolato dal Codice Civile, in particolare dall'articolo 1587, che elenca le principali responsabilità dell'affittuario, tra cui il versamento del canone mensile. Ma cosa succede se l'affitto non viene pagato? Si rischia di commettere un reato? E fino a che punto il locatore può agire per tutelare i propri diritti, arrivando persino a una denuncia formale?

Per rispondere a queste domande è essenziale partire proprio dalle norme previste dal Codice Civile e comprendere quali siano le conseguenze legali per il mancato pagamento. La legge, infatti, non solo stabilisce gli obblighi dell'inquilino, ma prevede anche strumenti di tutela per il proprietario, delineando con chiarezza diritti e doveri di entrambe le parti. Approfondiamo quindi cosa dice la normativa e quali scenari possono verificarsi in caso di inadempienza.
 

Cosa comporta il mancato pagamento dell'affitto?


I rapporti tra inquilino e locatore sono regolati dal Codice Civile italiano, in particolare dalla sezione che riguarda la locazione. Sebbene un ritardo nel pagamento possa essere tollerato per un breve periodo, il mancato pagamento dell'affitto porta a conseguenze legali di natura civile, ma non penale.

Le principali conseguenze per un inquilino moroso includono:

  • Sfratto per morosità: Se il ritardo si prolunga, il locatore può avviare una procedura di sfratto.
  • Rimborso del debito: L'inquilino dovrà saldare le mensilità arretrate, con l'aggiunta di eventuali interessi.
  • Iscrizione nei registri dei cattivi pagatori: Il nominativo dell'inquilino può essere inserito nei registri dei morosi, pregiudicando future possibilità di affitto.
  • Pignoramento dei beni: In caso di debito consistente, il locatore può richiedere il pignoramento di stipendi o beni.


Dal punto di vista penale, non pagare l'affitto non è considerato reato, a meno che non ci siano atti fraudolenti, come falsificazioni o sottrazione intenzionale di pagamenti. I proprietari possono inoltre proteggersi consultando la banca dati della morosità immobiliare per identificare potenziali inquilini problematici.
 

Cosa succede se un inquilino non paga l'affitto?


Quando un inquilino smette di pagare l'affitto, il proprietario ha il diritto di intraprendere un'azione legale per recuperare il credito e procedere allo sfratto. La legge prevede che l'inquilino abbia venti giorni di tempo dopo la scadenza del pagamento. Superato questo termine, il locatore può avviare il procedimento legale.

Anche se l'affitto non viene pagato per un solo mese, la procedura può comunque partire. Tuttavia, se il ritardo è isolato e l'inquilino ha sempre pagato puntualmente, potrebbero esserci margini di tolleranza. In ogni caso, se non si arriva a un accordo o al pagamento del debito, il processo di sfratto si articola nei seguenti passaggi:

  1. Sollecito di pagamento: il locatore invia una lettera formale richiedendo il saldo entro un termine definito.
  2. Notifica dello sfratto: se il pagamento non avviene, il locatore può rivolgersi al tribunale per avviare la procedura di sfratto.
  3. Udienza in tribunale: l'inquilino deve comparire davanti al tribunale competente. Se non si presenta o non oppone resistenza, il giudice emette lo sfratto esecutivo. L'inquilino può chiedere un termine di grazia di 90 giorni per saldare il debito.
  4. Atto di precetto: se l'inquilino non lascia l'immobile dopo la sentenza, il giudice emette un atto di precetto, con dieci giorni di tempo per sgomberare.
  5. Esecuzione dello sfratto: se l'inquilino non paga e non libera l'immobile, il giudice autorizza l'ufficiale giudiziario a procedere con lo sfratto, eventualmente con l'intervento delle forze dell'ordine.


La durata della procedura può variare, da pochi mesi a oltre un anno, a seconda dei tempi giudiziari e di eventuali proroghe. In casi particolari, come la presenza di minori o persone vulnerabili, l'intervento dei servizi sociali può ritardare lo sfratto.
 

Morosità incolpevole: quando il mancato pagamento dell'affitto non è penalizzabile


La legge italiana prevede una specifica situazione in cui l'inquilino moroso può beneficiare di protezioni particolari: la morosità incolpevole. Si tratta di un caso in cui il ritardo o il mancato pagamento dell'affitto non dipende dalla volontà dell'inquilino, ma è causato da eventi imprevisti, tra cui:

  • Perdita del lavoro: licenziamento, cassa integrazione, riduzione dell’orario di lavoro, mancato rinnovo del contratto o cessazione dell’attività da libero professionista.
  • Grave malattia: un infortunio o la morte di un componente del nucleo familiare che ha determinato una riduzione significativa delle risorse economiche.
  • Disastri naturali: eventi come terremoti o alluvioni che hanno compromesso la continuità dell’attività lavorativa, portando a una diminuzione dei redditi.


In queste circostanze, l'inquilino ha diritto ad accedere a specifici fondi pubblici, che mirano a evitare lo sfratto.

Chi può beneficiare del fondo per morosità incolpevole?

Per poter ottenere il supporto economico, l’inquilino deve soddisfare determinati requisiti:

Contratto di locazione valido: il contratto deve essere regolarmente registrato.

  1. Residenza nell’immobile da almeno un anno: il richiedente deve essere residente nell’immobile per cui si richiede il contributo.
  2. Perdita di reddito: è necessario dimostrare una riduzione significativa del reddito familiare, con una soglia ISEE inferiore a 35.000 euro o, per chi ha una regolare attività lavorativa, un reddito ISEE non superiore a 26.000 euro.
  3. Cittadinanza o permesso  di  soggiorno: il richiedente deve essere cittadino del Paese o possedere un regolare permesso di soggiorno.
     

Il contributo economico, che può arrivare fino a 8.000 euro, viene concesso in base alla disponibilità dei fondi e alle condizioni specifiche dell'inquilino.

Priorità nell'accesso al fondo per morosità incolpevole

Non tutti gli inquilini morosi hanno la stessa priorità nell’accesso ai fondi. La legge stabilisce una graduatoria che privilegia:

  • Famiglie con minori, persone disabili, over 65 o con gravi problemi di salute.
  • Inquilini con un provvedimento di rilascio esecutivo, disposti a stipulare un nuovo contratto a canone concordato.
  • Inquilini con difficoltà economiche che non possono versare il deposito cauzionale per un nuovo contratto.
  • Inquilini la cui situazione economica permette di ottenere il differimento del  rilascio dell'immobile, grazie alla disponibilità del proprietario a posticipare l'esecuzione dello sfratto.


Le domande vengono esaminate dai comuni, che assegnano i fondi in base alla disponibilità economica e a controlli sulla situazione del richiedente. Un aspetto fondamentale è che il richiedente non deve essere proprietario di un altro immobile idoneo alle esigenze della famiglia.

Come fare richiesta per il fondo per morosità incolpevole?

Il processo per ottenere il contributo prevede alcuni passaggi chiave:

  1. Raccolta della documentazione: bisogna presentare il contratto di locazione, i documenti che attestano la situazione economica (ad esempio, buste paga) e una dichiarazione che giustifichi la difficoltà economica.
  2. Presentazione della domanda: la richiesta deve essere inoltrata agli uffici comunali competenti o ai centri di assistenza sociale.
  3. Valutazione della domanda: il Comune esaminerà la richiesta e deciderà se concedere il contributo.
  4. Erogazione del contributo: se la domanda viene accolta, il contributo viene erogato direttamente all'inquilino o versato al proprietario come pagamento dell’affitto.


I tempi di erogazione possono variare in base alla disponibilità economica dei comuni e alla quantità di fondi disponibili.
 

Morosità e tempi di pagamento: quanto tempo si può restare senza pagare l’affitto?


Il mancato pagamento dell’affitto non costituisce reato penale, ma come si stabilisce in caso di ritardo, quali sono i tempi e le condizioni che possono portare allo sfratto? La legge prevede che, nel caso in cui l'inquilino non paghi almeno due mensilità consecutive, il proprietario ha il diritto di avviare la procedura di sfratto per morosità. Tuttavia, è possibile che il proprietario intraprenda l’azione anche dopo una sola mensilità di ritardo, a condizione che siano trascorsi almeno venti giorni dalla scadenza del termine stabilito nel contratto.

In alcune circostanze, il giudice può concedere un periodo di tempo supplementare all'inquilino per consentirgli di regolarizzare la situazione. Tuttavia, se il debito continua a crescere senza essere saldato, lo sfratto diventa una necessità legale. Inoltre, è importante che il proprietario verifichi se le utenze (come luce, gas, acqua) siano state pagate. Se anche queste non risultano saldate, la situazione legale può complicarsi ulteriormente, in quanto si aggiungerebbero ulteriori elementi da gestire durante la procedura di sfratto.
 

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